Processo a porte chiuse per Ahed Tamimi

Ahed Tamimi

Territori palestinesi occupati. Il giudice militare Menachem Lieberman ha giustificato la decisione con la necessità di proteggere la minore palestinese, sotto processo per aver schiaffeggiato due soldati. Per la difesa è solo un modo per non dare risonanza internazionale al caso

Processo a porte chiuse per tutelare Ahed Tamimi, ancora minorenne, o per evitare ulteriori imbarazzi a Israele che sta processando una 17enne che ha schiaffeggiato due soldati? L’avvocato Gabi Lasky, che assiste la ragazza palestinese, non ha dubbi. «La corte ha deciso per un processo in presenza solo degli avvocati e dei familiari per tutelare i propri interessi», ossia perché il caso avesse la minore risonanza internazionale possibile, ha spiegato Lasky la decisione presa ieri dal giudice militare Menachem Lieberman di vietare a reporter e diplomatici la presenza alla prima udienza del processo a carico di Tamimi. La 17enne fu arrestata lo scorso dicembre in seguito alla diffusione di un filmato girato dalla madre, Nariman, anche lei sotto processo, in cui l’adolescente prende a schiaffi e sferra un calcio a due soldati davanti alla sua abitazione nel villaggio di Nabi Saleh. Immagini virali, che hanno fatto il giro del mondo, e alle quali gran parte dell’opinione pubblica e del mondo politico in Israele ha reagito con sdegno e rabbia chiedendo una punizione esemplare per la ragazza palestinese. Continua a leggere

Occupare lo spazio, uccidere il tempo

Palestina/Israele 1967-2017. L’occupazione tridimensionale si fonda su una rete di checkpoint, strade separate, permessi, muri, terre inaccessibili. Un sistema imprevedibile e arbitrario, i tratti tipici dei regimi coloniali

In questi giorni l’occupazione della Cisgiordania e Gaza compie 50 anni, più di venti dei quali segnati dal tentativo frustrato di implementare gli accordi di ‘pace’ (gli accordi di Oslo) che dal 1993 avrebbero dovuto creare le basi per la costituzione di uno Stato palestinese accanto allo stato israeliano, realizzando la visione di “due Stati per due popoli”.

In realtà, gli accordi di Oslo hanno prodotto soltanto un embrione asfittico di apparente sovranità palestinese in Cisgiordania, l’assedio permanente di Gaza e consentito nel frattempo il quasi completamento del progetto radicale di colonizzazione ebraica di tutta la Palestina (tranne Gaza) cominciato agli inizi del ‘900.

L’occupazione israeliana da Oslo in poi si è fatta più aggressiva, più divisiva, più pervasiva segnando ogni minuscolo aspetto della vita quotidiana della popolazione palestinese. I governi israeliani (non importa se di destra o di sinistra) hanno messo in atto una violenta politica di confisca delle terre palestinesi in Cisgiordania allo scopo di accelerare in modo drammatico la costruzione di nuovi insediamenti per i coloni.

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