Lavoratori schiavizzati? E’ colpa dei consumatori

Uno dei motivi che rendono degna di interesse sociologico la scrittura giornalistica è che contribuisce a costruire o a rafforzare il senso comune. Il più delle volte le tecniche narrative sono semplici ed esplicite proprio perché il senso comune è una forma di conoscenza che non ha bisogno di dimostrazioni. In questa direzione muove il libro-inchiesta sullo sfruttamento del lavoro scritto da Valentina Furlanetto, (collaboratrice del Sole 24 Ore, Radio 24, il Foglio),  intitolato Noi schiavisti. Come siamo diventati complici dello schiavismo di massa, (Laterza, Bari-Roma, 2021, 199 pagg., 16,00 euro). Continua a leggere

L’intellettuale di successo: istruzioni per il montaggio

Ancora oggi i libri di Luciano Bianciardi sono letti, ristampati e gli editori vanno persino a ripescare i suoi articoli giornalistici così come ha fatto Neri-Pozza dando alle stampe un tascabile intitolato Non leggete i libri, fateveli raccontare (Vicenza, 2022, 104 pagg., 13,50 euro).

Il volume raccoglie sei pezzi che Bianciardi scrisse nel 1966 per il periodico ABC sotto il titolo: “Come si diventa un intellettuale”.  E in effetti è proprio questo il tema affrontato da un caustico, ironico e più che mai irriverente Bianciardi. Continua a leggere

Colletti bianchi alla riscossa

Neoplebe, classe creativa, élite. La nuova Italia è un libro ambizioso. Scritto a quattro mani dal sociologo Paolo Perulli e dall’urbanista Luciano Vettoretto si propone di aggiornare l’immagine della società italiana, che, a parere degli autori, è ancora oggi interpretata con vecchi concetti, vecchie categorie, vecchi modi di vedere.

D’altra parte è innegabile che se si pensa all’Italia di pochi decenni fa e la si paragona a quella attuale le differenze sono notevoli. Va detto tuttavia che lo sforzo di interpretare i cambiamenti sociali cambiando le chiavi di lettura è uno sport in voga da decenni nel mondo intellettuale. Dunque, sotto questo punto di vista Perulli e Vettoretto sono in buona compagnia. Ciononostante il loro lavoro si fa apprezzare per almeno due nette prese di posizione: l’ostilità nei confronti del neoliberismo; la proposta di una nuova alleanza sociale contro l’élite.

 

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Sei domande sullo smart working

Con lo scoppio della pandemia milioni di dipendenti, pubblici e privati, si sono trovati all’improvviso a lavorare da casa. Una novità assoluta per i più e che tuttavia è stata affrontata con una stupefacente capacità di adattamento permettendo la tenuta economica del Paese. Col secondo anno di pandemia e l’avvento della campagna di vaccinazione si è assistito al gran rientro nei luoghi di lavoro mentre lo smart working diventava l’oggetto di un dibattito pubblico tra pochi favorevoli e molti contrari. Alla fine, le parti sociali hanno ricomposto il quadro rimettendo tutta la materia agli accordi contrattuali e il dibattito è uscito dalla ribalta mediatica. Oggi nel nostro Paese si stima che siano circa 5 milioni i lavoratori in smart working su circa 25 milioni di occupati complessivi. Continua a leggere

Riflettere sullo smart working

Lo smart working non rappresenta una discontinuità con le politiche di smantellamento delle tutele del lavoro messe in atto da trent’anni a questa parte dai governi dei più diversi colori politici. Al contrario, può condurre al loro definitivo compimento. È questa la tesi sostenuta da Savino Balzano in un libro dal titolo inequivocabile: “Contro lo smart working”, (Laterza, Bari-Roma, 2021, 104 pagg., 12,00 euro). Diciamo subito che l’autore non è affatto contrario allo smart working in quanto tale. Semplicemente si interroga sul suo utilizzo generalizzato guardando più ai fatti che alle parole e tenendo conto della guerra al lavoro condotta dal neoliberismo. Continua a leggere

Pandemia e dilemmi dell’economia

Emergenza sanitaria e emergenza economica sono sempre andate di pari passo. Storicamente l’una non si dà senza l’altra. L’abbiamo imparato a nostre spese noi contemporanei, colpiti come siamo da un anno a questa parte dal Covid-19. Un dramma mondiale che non ha risparmiato nessun angolo del mondo.

Come chiamare con una sola parola l’intreccio tra emergenza sanitaria e emergenza economica? La risposta ci giunge direttamente dal titolo di un piccolo tascabile scritto dal sociologo Tonino Perna: “Pandeconomia. Le alternative possibili”, (Castelvecchi, Roma, 2020, 69 pagg., 8,00 euro). Ma, innanzitutto, che cosa si intende con pandeconomia? Molto semplice: si tratta della “trasformazione dell’economia dei singoli Paesi come del mercato mondiale al tempo della pandemia”. Continua a leggere

L’azienda del futuro

Partiamo da una domanda: il capitalismo predatorio che ha divorato individui, società e ambiente da 30-40 anni a questa parte sarà sostituito nel futuro post-pandemico da un capitalismo dal volto umano? Il dibattito è aperto da tempo all’interno delle stesse élite economiche. Prova ne sia il libro di qualche anno fa di Frederic Laloux, “Reinventare le organizzazioni. Come creare organizzazioni ispirate al prossimo stadio della consapevolezza umana”, (Guerini Next, Milano, 2016, 534 pagg., 34,00 euro).

Sono passati sette anni dall’apparizione in Francia di questo corposo volume e come sappiamo l’élite economica se n’è bellamente infischiata. Ma oggi, seppure per una disgraziatissima circostanza come la pandemia, il libro di Laloux torna di grande attualità perché la crisi innescata dal Covid ha messo in luce, più di quanto già non fosse, i limiti dell’attuale paradigma organizzativo delle imprese. Continua a leggere

Lessico pandemico. Rabbia

Lessico pandemico. Rabbia. Questo il titolo del mio ultimo libro (Asterios Editore, 5,90 euro).

Tratta del conflitto sociale nell’anno del Covid. Un testo breve, focalizzato sul tema del lavoro e che contiene Interviste a Maria Grazia Gabrielli, Paolo Ferrero, Marino Masucci, Giulio Sapelli, Francesco Schettino, Giovanni Sgambati.

Clicca qui per leggere le prime 16 pagine: http://www.asterios.it/sites/default/files/IMPAGINATO%20RABBIA%20pag.1-16.pdf

La fabbrica ribelle nella «grande storia»

Esce in Germania il libro più completo sulle lotte operaie a Mirafiori tra ’62 e ’73. Sullo sfondo dell’intreccio tra sviluppo economico, mutamenti tecnologici, rappresentanza sindacale e comportamenti di classe, lo storico Dietmar Lange si concentra in particolare sul confronto operai-direzione: su come l’egualitarismo dell’autunno caldo si traduce nei reparti contestando l’ingegneria taylorista. La vicenda è collocata nel quadro delle «onde lunghe» dei cicli di rivolta che partono dalla Comune di Parigi e, attraverso i moti rivoluzionari del 1917-23, giungono agli anni Sessanta. Continua a leggere

Tre domande a Giorgio Benvenuto. “Sembra che non esistano più partiti attenti alla questione sociale”

Il voto parlamentare sullo scostamento di bilancio. La situazione del paese attraverso i rapporti annuali di Istat, Censis e Svimez

Maggioranza e opposizione hanno votato a favore dello scostamento di bilancio. Diversi commentatori sostengono che si tratta di una tregua armata, altri di un preludio alla concordia nazionale e altri ancora delle solite manovre di Berlusconi per tutelare le proprie aziende. Ci possono essere altre interpretazioni?

Direi proprio di sì. Personalmente penso si sia trattato di una scelta ragionevole. Finalmente maggioranza e opposizione si sono trovate d’accordo su una decisone importante per il paese. Poi c’è una novità: hanno discusso su come utilizzare le risorse del prossimo ristoro allargando la platea dei beneficiari a autonomi, professionisti e partite Iva. Quindi non darei troppa enfasi a quanto è avvenuto perché nessun partito di opposizione fa davvero le barricate sullo scostamento di bilancio in questa situazione. Continua a leggere